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Fabrizio Corona è detenuto dall’inizio del 2013 e, a pensarci bene, una pena così importante raramente è stata inflitta per reati non di sangue: talvolta abbiamo dovuto commentare pene più lievi anche per alcuni reati contro la persona. Ma tant’è, per Fabrizio Corona molti di noi si sono cimentati in valutazioni di tipo “morale” o “etico” che nulla hanno a che vedere con l’applicazione della legge, valutazioni che hanno probabilmente offuscato il reale stato delle cose dal punto di vista legale. Chi scrive ha sempre pensato che per i reati commessi quattordici anni di galera a Corona (diventati poi quasi dieci) siano una enormità. Purtroppo è talmente alto il livello mediatico che ogni volta Fabrizio Corona si porta dietro che poco si conosce di ciò che è accaduto e molto si crede di sapere rendendo possibile commentare e giudicare senza conoscere i fatti contestati. L’avvocato Ivano Chiesa è accanto a Fabrizio Corona da sette anni ed è oramai da lui considerato come un secondo padre; la sua ricostruzione dei fatti e soprattutto la considerazione delle attuali condizioni di Corona, alla vigilia di un altro importante procedimento, ci può aiutare a comporre un giudizio più sereno.

Avvocato, come conobbe Corona?

«Lo conobbi nella sala dei colloqui di Opera, era aprile del 2013 e già esistevano le sentenze che erano passate in giudicato e Fabrizio avvicinandomi mi disse “avvocato mi aiuti”».

E lei?

«Io iniziai a studiare il caso e mi resi conto che il primo processo in cui Corona prese cinque anni era sbagliato».

Mi spieghi…

«Corona fu condannato per estorsione aggravata che è un reato ostativo. Ma il fatto non sussisteva e nemmeno l’aggravante. Fabrizio aveva chiesto venticinque mila euro fatturati all’ex calciatore della Juventus David Trezeguet (esattamente la cifra che un giornale avrebbe pagato per quelle foto). Corona andò all’appuntamento con un suo autista perché gli avevano sospeso la patente e così venne contestata l’aggravante in quanto erano in due. Le faccio anche presente, e Corona l’ha postata sui social qualche giorno fa, che fu lo stesso Trezeguet in una intervista che disse che non c’era stata nessuna minaccia e nessuna estorsione».

Partì tutto da quel processo quindi?

«Assolutamente. Le faccio anche presente che il Gip di Torino chiese il proscioglimento per quel processo ma la Procura impugnò. Si arrivò alla sentenza senza mai convocare Trezeguet e in primo grado vennero dati tre anni e mezzo e in appello e Cassazione cinque». Ma poi Corona scappò. «Scappò su una Cinquecento preso dal panico e poi si costituì. Le sembra una fuga vera quella di uno che si mette su una Cinquecento alla volta del Portogallo?».

Questa fu la prima condanna, ma non l’unica, giusto?

«Quando presi in mano la situazione di Corona aveva venti processi penali a carico (molti dei quali per reati afferenti alla sua professione di fotografo e giornalista) e in questi processi ci furono assoluzioni e remissioni di querela. Venne condannato a tre anni e mezzo per bancarotta della sua società quando traslò il know how da una società all’altra e ad un anno e nove mesi per banconote false; anche questa condanna era un paradosso».

In che senso?

«Che fu pagato con banconote false per un lavoro e quando si accorse di essere seguito cercò di disfarsene. Ma sono tutti reati compresi negli anni tra il 2007 e il 2008. Null’altro ha più fatto dopo quelle date». E le banconote nel controsoffitto? «Era soltanto un reato fiscale invece se ne occuparono la Dda e il magistrato Ilda Bocassini. Corona ha pagato ogni tassa ed è stato assolto. Anche quella e stata una vicenda irreale».

Perché?

«Perché Corona ha fatto sedici mesi di carcere preventivo per una pena che alla fine è stata di sei mesi! Le sembra logico? Venne arrestato davanti al figlio Carlos come se fosse un delinquente affiliato con clan mafiosi. Alla fine non c’era nulla, ma devo dire che siamo stati fortunati…».

In che senso?

«Abbiamo avuto un giudice illuminato, il dottor Guido Salvini, che vide la lista dei testi che avevamo presentato per dichiarare da dove provenivano i soldi del controsoffitto. Avevamo più di duecento testi. Dopo i primi quaranta Salvini disse “va bene avvocato abbiamo capito”. Su Fabrizio purtroppo aleggia un giudizio morale che poco ha a che vedere con la giustizia».

Che cosa intende dire avvocato?

«Per esempio, Fabrizio venne fotografato su uno yacht con la fidanzata in topless; apriti cielo…». Beh, si può capire! «Che cosa si può capire! Era stata autorizzata una serata (altrimenti sarebbe stato arrestato) aveva anche detto che avrebbe dormito su una barca ma la foto con la fidanzata determinava nei moralisti pruriti etici senza senso. Questo è un esempio tra tanti. Fabrizio, quando è stato messo in prova, lavorava alla sera ma faceva scalpore che di notte fosse nei locali. Se avessi difeso un cantante che fa concerti non avrebbe potuto cantare la sera? La sua libertà vigilata sarà nelle ore serali. O no?».

Qualche errore però Corona l’avrà pur commesso?

«Certamente ma nove anni di galera per “qualche errore” mi sembra eccessivo. Adesso a Fabrizio mancano due anni e mezzo ma l’8 giugno ha un nuovo processo dove rischia altri nove mesi».

Sono importanti questi ulteriori nove mesi?

«Sono decisivi. Se dovessimo pensare che ha quasi quattro anni da scontare invece che due e mezzo sarebbe pazzesco. Fabrizio è profondamente cambiato, mi creda».

In che cosa è cambiato?

«Intanto ha ammesso il fatto di fare uso di sostanze e, mi creda, già questo è stato un passaggio profondo e importante. Una volta dichiarato, non ha più sgarrato sul tema delle tossicodipendenze ed è sempre stato rigoroso nel rispettare ogni regola. Siamo a un punto di svolta per Corona perché questi ulteriori nove mesi sono ingiusti sia dal punto di vista legale che da quello umano».

Come sta andando avanti la detenzione domiciliare di Fabrizio?

«Bene perché mano a mano che il tempo passava lui si rendeva conto sia dei suoi talenti che dei suoi difetti e su questi ultimi ha lavorato molto; posso assicurare che il Fabrizio Corona che butta le mutande dalla finestra non c’è più».

Che rapporto ha con Nina Moric, la mamma del figlio Carlos?

«Hanno molto discusso ma alla fine trovano sempre un punto d’incontro per il bene del figlio. Corona ci sarà sempre per Nina».

E con Carlos, il figlio?

«Esiste un rapporto carnale, di amore pazzesco. Penso che uno dei motivi profondi del cambiamento di Corona sia proprio a causa del figlio. Tra poco Carlos compie diciotto anni: entrerà in un’età importante e il papà vuole esserci».

Il rapporto con il papà Vittorio, grande giornalista?

«Fabrizio ha un rapporto metafisico con il suo papà, spirituale. Ci sono stati momenti molto difficili in cui è sembrato anche a me che ci fosse lo “zampino” del suo papà».

E di Gabriella, la mamma?

«Una madre che si batte fino ad andare dal Ministro della Giustizia è straordinaria. Gabriella è una guerriera di cui Fabrizio ha sempre bisogno».

Lei quindi si fiderebbe adesso a lasciare nuovamente in libertà Corona?

«Sì. Io mi sono sempre fidato ma adesso potete fidarvi anche voi».

Fonte:
https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/23010092/fabrizio-corona-avvocato-difensore-nina-moric-rischia-altri-nove-mesi-carcere.html

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